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LIBRO-OGGETTO/OGGETTO-LIBRO

A cura di Anna Boschi
Testo di Mauro Carrera

LIBRO-OGGETTO/OGGETTO-LIBRO

dal 2 al 20 settembre 2017
Sala San Giovanni, Riolo Terme (RA)

A cura di Anna Boschi
Testo di Mauro Carrera

Un libro sogna.
Il libro è l’unico oggetto inanimato che possa avere sogni.
Ennio Flaiano, Diario degli errori

 

Dopo oltre un decennio di frequenti e proficue collaborazioni, torno a lavorare con l’artista Anna Boschi per un’interessantissima mostra su un esempio di intersezione tra bibliologia e ricerca espressiva: il “libro-oggetto”. L’esposizione dal titolo LIBRO-OGGETTO/OGGETTO-LIBRO, presso la Sala S. Giovanni del Comune di Riolo Terme (RA), presenta al pubblico manufatti artistici in forma di libro provenienti dalla collezione A. L. D. A. Archivio Libri D’Artista, una grande raccolta che ha sede a Castel S. Pietro Terme (BO), intitolata in omaggio alla poetessa milanese Alda Merini. Nella mostra trovano straordinariamente posto “Il Volo del Poeta” e “Cineteca”, due intense installazioni di Anna Boschi, inerenti i temi della scrittura e del libro.
Parlare di libro-oggetto senza ipotizzare un libro-idea fino a qualche anno fa sarebbe parso poco più che una tautologia. Altrove ne avevo già parlato e mi ero posto un singolare interrogativo: esiste un libro che non sia al medesimo tempo “oggetto”? Nell’epoca dell’e-book, la valenza retorica di questo dubbio sembra assumere un nuovo più essenziale significato, ma non è questo il punto. Book object in inglese, Livre-objet in francese, il libro-oggetto è un libro per forma o concetto. L’idioma di Molière e quello di Shakespeare, lingue ufficiali dell’arte moderna e contemporanea, li hanno definiti anche Livre-unique, Book-like object, Book sculpture.
Il libro come oggetto esiste da quando esiste il libro. L’interazione tra testo e paratesto e quella tra testo e funzione esiste da quando esiste l’oggetto “libro”. In senso primario un libro è sempre un oggetto, ma da un certo momento della nostra storia in poi, ha cominciato a non esserlo più come prima. Questa mutazione ontologica è avvenuta quando il libro non è più stato un bene riservato alla classe dominante (nobiltà e clero) o alla misterica setta dei bibliofili, ma ha incontrato un nuovo pubblico, quello composto dai nuovi ceti urbani, diventando un bene di consumo per le masse. Quando il libro, nella sua forma più economica di edizione popolare, è finito sui comodini e negli scaffali di commercianti e artigiani e poi dei salariati, non è più stato importante come oggetto (valore della forma, del significante), ma come messaggio (valore del contenuto, del significato).
Esempi di libri-oggetto possono essere considerati i libri sacri come la Torah, la Bibbia (dal greco βιβλία plurale di biblìon, cioè libri), il Corano, l’I Ching, i messali. Ogni esemplare di questi testi, manoscritto o a stampa, ha un valore ideale e sacrale (ad esempio il giuramento pronunziato su di essi ha un valore indissolubile, una loro profanazione materiale si configura per certuni come blasfemia). Stesso discorso vale per i libri magici (reali o irreali) come il Libro di Toth, la Clavicola di Re Salomone, i grimorî, Le Centurie di Nostradamus, i Tarocchi, conservati come vere e proprie reliquie.
Degni di nota sono anche gli pseudobiblia come il Necronomicon di Abdul Alhazred, Le Nove Porte di Aristide Torchia, il Libro Rosso dei Confini Occidentali che milioni di persone bramano di incontrare nella bottega di un antiquario.
Tante generazioni hanno affidato momenti importanti della loro esistenza a una copia di prestigiosi manuali: gli Hoepli, i bignamini, gli handbooks e su tutti il Manuale delle Giovani Marmotte, pseudo biblium che la creatività italiana nel 1969 ha reso realtà.
Eccezionale valore simbolico hanno avuto anche libri etico-ideologici come la Costituzione, il Libretto Rosso di Mao, l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino, per i quali alcuni hanno subordinato la loro individualità alle esigenze della collettività. Un elenco sarebbe per sua natura affatto incompleto.
Arriviamo finalmente al libro-oggetto come manufatto artistico. In Occidente (per altre aree geografiche il discorso sarebbe ben più complesso) il libro d’artista in senso lato vede la sua origine nobile nel codex miniato medievale, ma anche successive pubblicazioni a stampa – come l’Hypnerotomachia Poliphili (1499), Parallèlement (1900), Un Coup de dés jamais n’abolira le hasard (1914), Depero futurista (1927), la “tetralogia” convenzionale del 1962 (Ruscha, Spoerri, Roth, Vautier) – potrebbero essere ascritti nel novero dei libri-oggetto, perché archetipi di una nuova idea, ma gli esempi potrebbero non avere fine.
Da ultimo ricordiamo anche i livres feints (libri inganno), oggetti dagli usi più disparati che hanno forma di libro: bottiglie di ceramica, astucci porta fiches, scatole per pistole ecc. La trovata di una dissimulazione morfologica ha nascosto nella storia passioni ben più spietate e rischiose della bibliomania.
Ebbene, in conclusione, mercanteggiando problematicamente la definizione di libro-oggetto con quella a me più gradita di libro-opera d’arte, e rimandando un’esaustiva bibliografia, ci piace svelare al pubblico i tesori conservati nell’A.L.D.A. Archivio Libri D’Artista del Mailartmeeting Archives di Castel S. Pietro Terme, motivando alla ricerca nuovi amateurs e alla produzione nuovi artisti.

Parma, l’ultimo dei giulÏ 2017
Mauro Carrera